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lunedì 17 gennaio 2011

Domande sul terzo Comandamento


Che cosa ci ordina il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste?
Il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste, ci ordina di onorare Dio con opere di culto nei giorni di festa.

Quali sono i giorni di festa?
I giorni di festa sono le domeniche ed altre festività stabilite dalla Chiesa.

Perché nella legge nuova si santifica la domenica invece del sabato?
La domenica, che significa giorno del Signore, fu sostituita al sabato perché in tal giorno Gesù Cristo Signor nostro risuscitò.

Quale opera di culto ci viene comandata nei giorni di festa?
Ci viene comandato di assistere divotamente al santo sacrificio della Messa.

Con quali altre opere un buon cristiano santifica le feste?
Il buon cristiano santifica le feste: 1.° coll'intervenire alla Dottrina cristiana, alle prediche ed ai divini uffizi; 2.° col ricevere spesso, con le dovute disposizioni i sacramenti della Penitenza e dell' Eucaristia; 3.° coll'esercitarsi nell' orazione e nelle opere di cristiana carità verso il prossimo.

Che cosa ci proibisce il terzo comandamento?
Il terzo comandamento ci proibisce le opere servili e qualunque opera che ci impedisca il culto di Dio.
Quali sono le opere servili proibite nei giorni di festa?
Le opere servili proibite nei giorni di festa sono le opere dette manuali, cioè quei lavori materiali in cui ha parte più il corpo che lo spirito; come quelle che ordinariamente si fanno dai servi, dagli operai e dagli artieri.
Quale peccato si commette lavorando in giorno di festa?
Lavorando in giorno di festa si commette peccato mortale: scusa però dalla colpa grave la brevità del tempo che si occupa.

Perchè sono proibite le opere servili?
Sono proibite nelle feste le opere servili, affinché possiamo meglio attendere al divin culto e alla salute dell'anima nostra; e riposarci dalle fatiche. Per questo non è proibito qualche onesto divertimento.

Tuttavia la Chiesa è ben consapevole che alcune attività sono necessarie anche di domenica per il buon funzionamento della società, come pure che, in particolari situazioni, hanno la precedenza i bisogni e le necessità della famiglia.
Si tratta di attività lavorative, il cui svolgimento è necessario per gravi ragioni:
1) la pubblica utilità. Esempio: i servizi di trasporto, il funzionamento degli impianti elettrici, idrici, del gas, gli strumenti della comunicazione sociale, ecc.;
2) la necessità di vita. Esempio: cucinare, urgenti lavori domestici, ecc.;
3) il pericolo di danni notevoli. Esempio: lavori urgenti in campagna o nelle grandi fabbriche, lo sgombero di edifici pericolanti, tenere accesi determinati impianti tecnici (per esempio, altiforni), i quali se venissero spenti e ridotti completamente all’inattività di domenica comporterebbero danni notevolissimi, o la cui riattivazione dopo la domenica comporterebbero costi molto elevati, ecc.;
4) la carità verso il prossimo. Esempio: l’assistenza di un malato grave;
5) la pietà. Esempio: lavori in chiesa da parte di chi presta servizio;
6) la consuetudine del luogo. Esempio: servizi di ristorazione e turistici ecc..

Queste eccezioni chiaramente non possono divenire un alibi per poter superare i limiti della liceità morale, come si tende a fare nella società dei consumi, col risultato di distruggere la Domenica e di ridurla ad un giorno feriale qualsiasi. Il criterio economico non deve prevalere sulla necessità di santificare i giorni festivi. I pubblici poteri quindi devono vigilare affinché sia assicurato ai cittadini un tempo destinato al riposo e al culto divino. Anche i datori di lavoro hanno un obbligo analogo nei confronti dei loro dipendenti (cf CCC, n. 2187).

domenica 16 gennaio 2011

Santificare la Domenica

Il lavoro ordinato a Dio diviene grazia di santificazione personale e di servizio al prossimo, ma quando esso prescinde da Dio e dalla sua Legge può diventare pericoloso per se stessi e per gli altri, è il caso del lavoro svolto e “fatto svolgere” nel giorno del Signore.
Evitare di acquistare di domenica prodotti non indispensabili è un gesto di amore sia verso Dio, che ha voluto dedicare il terzo Comandamento anche al riposo, sia verso il prossimo, perché molti lavoratori sono costretti a trascurare i loro diritti/doveri familiari di riposo e religiosi nel giorno del Signore.
Infatti, più volume di affari si ha con le spese di domenica (e negli altri giorni di festa), cioè più “domanda” di beni e servizi si sviluppa, e più si avrà “offerta” e, quindi, più giorni di apertura, maggiore orario prestato e, conseguentemente, più turni di lavoro per mamme e papà occupati nei magazzini, nelle casse, nella vigilanza, ecc.
Genitori, a volte separati e divorziati, che non potranno o sapranno dire di no ai loro responsabili, anche perché nel “settimo giorno” le ore di lavoro vengono pagate di più (e qui entra quindi in gioco anche la “tentazione”).
Chi pensasse che la vita soprannaturale si edifica volgendo le spalle al lavoro, non comprenderebbe la vocazione cristiana, secondo la quale il lavoro esteriore non deve provocare nessuna interruzione nella preghiera, così come il battito del nostro cuore non distrae l’attenzione che dedichiamo alle altre attività. L’uomo, insomma, si realizza pienamente lavorando, ma in modo cosciente e responsabile e, quindi, considerando il lavoro sempre un mezzo e non un fine. Ma la società economica non deve far sì che la responsabilità del lavoro ceda alla “schiavitù democratica”, quella cioè di un lavoro volontariamente (perché non esiste formale obbligo) ma coattivamente (perché si fa in modo di imporre di fatto) chiesto dal mercato e svolto anche “nel giorno di Sabato”.
Dopo Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI ha denunciato questo pericolo, alimentato anche da distorte visioni teologiche, di distruggere «la grande funzione sociale del sabato». Scrive infatti nel suo Gesù di Nazaret (Rizzoli, Milano 2007, p. 139): «La risurrezione di Gesù “il primo giorno della settimana” fece sì che questo “primo giorno” – l’inizio della creazione – divenisse il “giorno del Signore”, nel quale confluirono da sé – attraverso la comunione della mensa con Gesù – gli elementi essenziali del sabato veterotestamentario. Che nel corso di tale processo la Chiesa avesse assunto in modo nuovo anche la funzione sociale del sabato – sempre orientata al “Figlio dell’uomo” – si vide chiaramente quando Costantino, nella sua riforma giuridica cristianamente ispirata, associò a questo giorno anche alcune libertà per gli schiavi e introdusse così nel sistema giuridico basato su principi cristiani il giorno del Signore come il giorno della libertà e del riposo.
Anche se il lavoro può divenire preghiera continua, esso non può assolutamente costituire l’esclusiva forma di realizzazione dell’uomo, guai! Questo perché, come afferma ancora il Fondatore dell’Opus Dei, così se ne altererebbe la funzione essenziale: «Il lavoro accompagna inevitabilmente la vita dell’uomo sulla terra. Assieme ad esso compaiono lo sforzo, la fatica, la stanchezza, come manifestazione del dolore e della lotta che fanno parte della nostra esistenza attuale e che sono segni della realtà del peccato e del bisogno di redenzione. Ma il lavoro non è in se stesso una pena, né una maledizione, né un castigo: coloro che parlano così non hanno letto bene la Sacra Scrittura. È tempo che i cristiani dicano ben forte che il lavoro è un dono di Dio» (È Gesù che passa, punto 47). Ma per esser vissuto come un dono, tranne casi eccezionali, non dovrebbe essere più prestato, favorito, organizzato nel giorno del Signore!

Di Giuseppe Brienza
Tratto da: Il settimanale di padre Pio