martedì 18 gennaio 2011

Il quarto Comandamento


Onora il padre e la madre

Il quarto Comandamento ci ordina di onorare i genitori.
La parola onorare racchiude in sé tutti i doveri dei figli verso i genitori: amore, rispetto, riconoscenza, obbedienza e aiuto nelle necessità, soprattutto durante la vecchiaia (cf CCC, nn. 2214-2220).
Amare i genitori vuol dire sentire per essi un affetto sincero, per cui si fanno proprie tutte le loro gioie ed i loro dolori e si desidera di far loro tutto il bene che si può fare. Siamo loro debitori perché Dio ci ha dato la vita per mezzo loro; hanno sofferto per noi; hanno vegliato ansiosi sulla nostra culla e ci hanno allevati ed educati con ogni amore. Ci ricorda la Sacra Scrittura: «Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?» (Sir 7,27-28).
Mancano perciò quei figli che trattano i genitori con arroganza, che li offendono, che rinfacciano loro difetti o colpe commesse, che li umiliano ed infine coloro che giungono a vergognarsi della loro ignoranza e povertà (cf CCC, nn. 2215-2216). «Per tutto il tempo in cui vive nella casa dei genitori, il figlio deve obbedire ad ogni loro richiesta motivata dal proprio bene o da quello della famiglia» (CCC, n. 2217). Un esempio insigne di ubbidienza fu dato all’umanità da Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, che obbedì al Padre suo fino alla morte in croce, e ubbidì perfino a due creature della terra: alla Madonna e a san Giuseppe. Il Vangelo compendia la vita privata di Gesù con questa frase: «Era soggetto ad essi» (Lc 2,51).
«I figli devono anche obbedire agli ordini ragionevoli dei loro educatori e di tutti coloro ai quali i genitori li hanno affidati. Ma se in coscienza sono persuasi che è moralmente riprovevole obbedire ad un dato ordine, non vi obbediscano» (CCC, n. 2217).
Un figlio è tenuto a disubbidire ai genitori solo nel caso in cui essi comandassero cose contrarie ai Comandamenti di Dio o ai Precetti della Chiesa; ad esempio se proibissero in un giorno festivo d’andare a Messa o comunque spingessero al male.
«Con l’emancipazione cessa l’obbedienza dei figli verso i genitori, ma non il rispetto che ad essi è sempre dovuto.
«Il quarto Comandamento ricorda ai figli, divenuti adulti, le loro responsabilità verso i genitori. Nella misura in cui possono, devono dare loro l’aiuto materiale e morale, negli anni della vecchiaia e in tempo di malattia, di solitudine o di indigenza» (CCC, n. 2218).
La Bibbia richiama questo dovere dei figli: «Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati, chi riverisce la madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli, sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi riverisce suo padre vivrà a lungo; chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre» (Sir 3,2-6).«Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo mentre sei nel pieno del vigore [...] Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore» (Sir 3,12-13.16).
Il rispetto verso i genitori si riflette su tutto l’ambiente familiare. Concerne anche le relazioni tra fratelli e sorelle: «Corona dei vecchi sono i figli dei figli» (Prv 17,6). «Con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza» sopportatevi «a vicenda con amore» (Ef 4,2) (cf CCC, n. 2219).
Il quarto Comandamento si rivolge anzitutto ai figli, ma implicitamente riguarda chiunque è sottomesso ad ogni legittima autorità. Inoltre esso implica e sottintende i doveri dei genitori, tutori, docenti, capi, magistrati, governanti e di tutti coloro che esercitano un’autorità su altri o su una comunità di persone (cf CCC, n. 2199